Attività in stazione eretta dopo l’ictus

Attività in stazione eretta dopo l’ictus

C’è un’ampia scelta di attività in stazione eretta che possono essere eseguite dopo l’ictus, ma non sono tutte uguali. Per ogni paziente andrà determinata la più giusta: in base ai suoi progressi motori, ai movimenti che tale attività richiede e alla sua complessità cognitiva. E, ovviamente in base ai suoi interessi! Questa scelta, in seguito ad un accordo tra paziente e terapista, andrà riportata al caregiver così che possa sapere come aiutarlo a svolgerla.

Vi faccio alcuni esempi che possono essere ritrovati nella vita quotidiana:

  • Lavarsi i denti e spazzolarsi i capelli di fronte al lavandino
  • Lavare i piatti
  • Spolverare una libreria
  • Pulire il tavolo da pranzo
  • Affettare le verdure
  • Scaricare/caricare la lavapiatti
  • Stendere/ritirare i panni

Ne potremmo citare centinaia, ma già solo questa breve lista ci dà l’idea della diversa complessità delle attività in stazione eretta: alcune, le più semplici, possono essere svolte in piedi da fermi, con appoggi adeguati e con tutto il materiale a disposizione. Altre, le più complesse, richiedono di piegarsi e raddrizzarsi, di prendere oggetti anche voluminosi con entrambe le mani e magari di fare qualche passo.

In ogni caso, bisogna tenere presente che fare una qualsiasi attività in stazione eretta è un compito completamente diverso dal camminare: richiedere abilità diverse sia dal punto di vista motorio che cognitivo. Quindi non dare mai per scontato, che un paziente che sa camminare sappia anche prepararsi un pasto!

Per questo è fondamentale che la scelta delle attività sia coerente con le abilità motorie e cognitive del paziente nel momento in cui è svolta. In ogni caso, il primo passo è sempre una equa distribuzione di carico sugli arti inferiori.

In particolare vorrei soffermarmi su quelle attività che richiedono di piegarsi, prendere un oggetto e raddrizzarsi. È fondamentale che questo tipo di movimenti vengano ripetuti molte volte in contesti diversi durante la terapia, per poter essere poi utilizzati nella vita quotidiana. Questi movimenti si ritrovano infatti in moltissime attività in stazione eretta ed è molto frequente che il paziente non riesca svolgerle correttamente – riuscendo cioè realmente a piegarsi su tutt’e due le gambe – anziché utilizzare solo la gamba sana. Oltretutto possono essere un ottimo sistema per stimolare il coinvolgimento dell’arto superiore e mano (che spesso viene lasciato indietro) durante le attività.

Lo stesso vale per l’attività di sedersi e di alzarsi: viene ripetuta moltissime volte durante il giorno e diventa una parte preziosa della riabilitazione se eseguita correttamente. Quando il paziente emiplegico si siede, infatti, tenderà a portare tutto il peso sulla gamba sana per facilitarsi il compito. Questa abitudine – se non corretta – diventerà ben presto una scelta obbligata: la capacità della gamba plegica di sostenere il peso del corpo diminuirà nel tempo, così come lo schema di movimento errato verrà fissato ben bene nelle abilità apprese. Se, invece, il paziente viene facilitato a svolgere correttamente l’attività di alzarsi in piedi – fin dall’inizio e lungo tutto il percorso riabilitativo – potrà giovare di un arto inferiore più stabile e parte effettiva degli schemi motori (prerequisito indispensabile per una corretta deambulazione!).

È importante, quindi, che tutte le attività in stazione eretta vengano svolte e corrette (dal terapista e dal caregiver) fin dai primissimi trattamenti per potersi trasformare nei pezzi del puzzle che compongono l’autonomia del paziente.

Dott.ssa Giulia Mayer