Chi sono in breve – Dr.ssa Giulia Mayer
Sono una terapista fornita di una formazione specifica nella riabilitazione neuromotoria secondo il concetto Bobath, in particolare per la riabilitazione post-ictus e di altre patologie neurologiche.
Ho studiato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e mi sono laureata con lode e bacio accademico; negli anni successivi ho proseguito (e proseguo tutt’ora) la formazione con corsi accreditati svolti in tutta Italia, la maggior parte di essi sulla riabilitazione neurologica: un campo complesso ma che può dare grandi soddisfazioni.
Da qualche anno ho iniziato a partecipare come relatrice al seminario introduttivo alla riabilitazione dell’adulto emiplegico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore per gli studenti del terzo anno del CdL in Fisioterapia.
Da anni ormai mi occupo di riabilitazione domiciliare e credo fermamente che essa possa avere molti vantaggi rispetto a quella svolta in clinica, poichè si ha a disposizione l’ambiente reale nel quale la persona si sposta quotidianamente (se vuoi saperne di più, leggi qui).
Questo principio, che è alla base della Terapia Occupazionale nonchè dell’approccio “incentrato sul paziente”, guida la mia pratica clinica, assieme all’attenzione alle evidenze scientifiche che sono in continuo aggiornamento.
Il corso di laurea e la formazione completa
Mi sono laureata con lode presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in una disciplina poco conosciuta e spesso scarsamente apprezzata: la Terapia Occupazionale. Come il CdL in Fisioterapia, si tratta di una laurea triennale della facoltà di Medicina ma, diversamente da quest’ultimo, si occupa della riabilitazione attraverso le attività, utilizzando dunque movimenti funzionali e completi piuttosto che afinalistici.
È dunque particolarmente adatta al recupero motorio nelle lesioni centrali (poiché coinvolge l’attività cerebrale), anche in caso di deficit cognitivi o comportamentali. Non mi dilungherò oltre sulla descrizione della T.O., che si trova facilmente sul web: piuttosto ci tengo a descrivere il percorso post-universitario che identifica in maniera più precisa la figura riabilitativa e definisce la tipologia di casi di cui mi occupo.
Specializzazione nella riabilitazione neurologica: concetto Bobath

Come tutti, sono arrivata alla laurea pensando di sapere tanto e, come tutti, ho passato il primo anno successivo a rendermi conto che non sapevo niente.
Quindi, cercando di smistare tra i diversi corsi post-laurea accreditati, ho finalmente scoperto che stavano organizzando un corso Bobath Base a Roma. Allora non mi rendevo conto che colpo di fortuna era stato: non solo non ne organizzavano uno da un po’, ma sarebbe stato l’ultimo per molto tempo. Nonostante facessi un’associazione positiva con il metodo Bobath grazie ad un’insegnante particolarmente capace, nello specifico della riabilitazione secondo Bobath sapevo veramente poco: ero convinta fosse un metodo usato solo con i bambini e che comprendesse obbligatoriamente una palla (la cosiddetta “palla Bobath”, appunto).
Capirete dunque la sorpresa quando scoprii che si trattava di un corso Bobath per il trattamento dell’adulto. Allora non sapevo nemmeno che effettivamente il metodo poi nominato Bobath nacque proprio dalla pratica sull’adulto emiplegico, e solo dopo fu esteso all’età evolutiva e al campo neurologico nel suo insieme, diventando poi il Concetto Bobath. Mi iscrissi senza pensarci troppo e senza sapere che ottima idea sarebbe stata.
Durante i cinque moduli del corso, separati l’uno dall’altro da diverse settimane di pratica entusiastica, mi resi conto di quanto realmente la riabilitazione neurologica fosse vasta, complessa e soprattutto interdisciplinare. La figura del riabilitatore veniva finalmente inserita nel contesto che gli appartiene: la presa in carico della persona e non delle sue componenti organiche, patologiche o meno. Non fraintendetemi, gli insegnamenti di quell’anno furono estremamente pratici, ma allo stesso tempo considerarono le complessità neuropsicologiche delle lesioni al SNC, il sottotesto emotivo della persona ‘malata’ che si trova ad affrontare la sfida più dura della sua vita e quanto in questo contesto fosse centrale la scelta accurata di gesti e parole. Avevo finalmente gli strumenti per rendere questa professione la missione che avrebbe dovuto essere fin dal principio.
Ovviamente quello fu solo l’inizio del percorso, che è proseguito negli anni grazie ai corsi di livello avanzato, ai numerosi altri insegnanti e colleghi che ho incontrato strada facendo e che hanno contribuito alla mia formazione. Formazione ben lungi dall’essere completata, perché la medicina è un work-in-progress a cui non si finisce mai di stare dietro, in cui menti brillanti da ogni capo del mondo danno il proprio contributo e necessita spesso di revisioni e correzioni, e lo stesso vale per il mondo della riabilitazione. Per chi ambisce alla tranquillità tutto questo può sembrare un incubo, ma se si è affamati di conoscenza il fatto che ‘non si finisca mai di imparare’ lo rende un mondo meraviglioso.