Deambulazione funzionale

Deambulazione funzionale

La sostanziale differenza tra camminare e deambulare

Molto spesso il percorso riabilitativo del paziente emiplegico non comprende la deambulazione funzionale, e non perchè egli non abbia in sè le capacità motorie per eseguirla ma perchè non ne viene compresa la differenza con il semplice esercizio a deambulare svolto nelle palestre di riabilitazione.

Quando una persona cammina lo farà sempre con uno scopo in mente, e in un determinato ambiente: questi due elementi variano in continuazione, e allo stesso modo varia il modo in cui la persona cammina. Non può infatti essere lo stesso camminare all’interno della propria casa o all’esterno, magari sul marciapiede con i sampietrini di Roma, così come non è lo stesso camminare portando un vassoio di bicchieri e scattare per rispondere al telefono che squilla.

Ricordiamo che le tre variabili di persona, ambiente ed attività sono quelle che vanno a creare la performance occupazionale, a trasformare pertanto una abilità (deambulare) in una attività (camminare o deambulazione funzionale). 

PEO: persona ambiente occupazione

L’abilità di deambulare significa chiaramente molto più che essere in grado di procedere lentamente e faticosamente per pochi metri lungo il pavimento piano del corridoio di un ospedale, appoggiandosi ad un bastone o su una stampella (P.M.Davies)

Come dice Pat Davies, è fondamentale che dalla deambulazione pura e semplice, svolta come esercizio durante il ricovero post-ictus, si arrivi ad una più completa deambulazione funzionale, che tenga presente le variabili della vita quotidiana, rendendo il paziente realmente autonomo negli spostamenti. Con in mente questo obiettivo si va a migliorare anche l’abilità stessa di camminare, che diventa più adattiva, sicura e rapida. Quanto spesso infatti capita che il paziente sia in grado di camminare solo se si concentra su quello e basta? E che sia quindi necessario fermarsi anche solo per rispondere al suo interlocutore?

Ma soprattutto, a cosa serve camminare se non posso farlo fuori casa, se non posso farlo chiacchierando con un amico, se non posso farlo portando qualcosa, se non posso farlo in un tempo utile?

La gente deambula per trarre motivi di felicità dall’ambiente, per osservare gli altri, cose e luoghi interessanti, per parlare e scambiare impressioni con gli amici (P.M.Davies)

Dobbiamo tenere conto di tutto questo nel percorso riabilitativo, ponendo man mano nuove sfide ai nostri pazienti, in base alle loro capacità attuali e ai loro interessi. Ecco alcuni esempi di come esercitare una deambulazione funzionale.

deambulazione funzionale

Esempi di deambulazione funzionale

  • Camminare in ambiente esterno, iniziando da superfici più semplici e piane per arrivare a quelle più complesse (erba, ghiaia…)
  • Camminare in salita ed in discesa
  • Camminare mentre si fa un elenco di parole, o numeri, o altra attività verbale/cognitiva
  • Camminare rivolgendo delle domande al paziente (e non fermarsi per rispondere)
  • Camminare guardandosi intorno (e non i piedi!)
  • Camminare trasportando qualcosa (inizialmente di leggero e non ingombrante, poi si può aumentare il peso e la forma dell’oggetto a seconda delle abilità del paziente)
  • Camminare mentre si lancia un pallone o palloncino al terapista/assistente
  • Camminare lungo un percorso con ostacoli di varia natura
  • Camminare con frequenti cambi di direzione che suggerisce il terapista
  • Camminare lungo un percorso che preveda di sedersi su una sedia/panchina e rialzarsi
  • Camminare fermandosi a raccogliere qualcosa da terra
  • Camminare rapidamente, magari seguendo un ritmo scandito dal terapista

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Sia ben chiaro che tutto ciò può essere fatto con o senza ausili alla deambulazione: una stampella o un deambulatore possono essere validi aiuti per il raggiungimento dell’obiettivo successivo e non sempre possono essere abbandonati. L’importante è che non diventino un impedimento e che la camminata sia funzionale per il paziente ed il suo stile di vita.

Sebbene sia possibile che il paziente non possa più deambulare così liberamente e senza sforzo come prima di venire colpito dall’emiplegia, occorre fare ogni tentativo per raggiungere una deambulazione sicura, automatica, con schema, ritmo e velocità il più normali possibili. (P.M. Davies)

Inoltre consideriamo che la deambulazione funzionale è un obiettivo più a lungo termine di quanto vorremmo.

La locomozione umana è un fenomeno della più straordinaria complessità (Saunders e coll, 1953)

È dunque difficile che possano bastare pochi mesi per il recupero di una funzione tanto complessa, nonostante dipenda ovviamente dalla gravità della lesione, possono servire persino anni prima che si possa camminare in maniera davvero facile e sicura. Per questo e altri motivi la riabilitazione deve essere vista come un processo continuo, che il paziente possa svolgere anche in autonomia se opportunamente addestrato.

Dott.ssa Giulia Mayer

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