La parola occupazione è spesso oggetto di discussioni e tentativi di chiarimento, si può provare a distinguerla da altri due termini molto usati per fare chiarezza: l’esercizio e l’attività funzionale.
Se consideriamo la scienza riabilitativa come tale, ogni tanto non fa male chiarire la terminologia che si usa allo scopo di utilizzarla in maniera coerente e il più possibile universale. Inoltre è utile avere in mente questa distinzione anche nella pratica quotidiana, in modo tale che il nostro programma di trattamento segua una linea logica e non si trasformi in un susseguirsi di esercizi scollegati tra di loro.
Cosa si intende per esercizio?
Il termine più usato dai terapisti e soprattutto dei pazienti è, secondo me, limitato ad una categoria molto precisa. È un esercizio una qualsiasi parte del trattamento che agisca su un muscolo/gruppo muscolare o un’articolazione ben definiti con lo scopo di rinforzo, mantenimento o allungamento. È quindi legato alle caratteristiche fisiologiche di quel gruppo muscolare o articolazione e non si concentra sulla funzione. Può essere attivo, quando cioè è il paziente ad eseguire un movimento, o passivo, se è il terapista che muove il paziente (come ad es. negli esercizi di allungamento).
Cosa si intende per attività funzionale?
Quando un movimento viene eseguito con in mente una specifica funzione, cioè quando è diretto ad uno scopo ben preciso, l’esercizio diviene attività funzionale. Coinvolgono normalmente più di un gruppo muscolare alla volta, e sono fondamentali in particolare in presenza di un deficit cognitivo (o più in generale nelle patologie neurologiche), poichè l’attività è di più semplice comprensione rispetto ad un esercizio. La funzione può essere semplice (ad es. tenere fermo un bicchiere) o complessa (ad es. posizionare delle mollette su di una scatola) a seconda della quantità di lavoro richiesta, sia in termini muscolari che cognitivi. In nessun caso un’attività può essere completamente passiva. Anche quando utilizziamo il guiding, aiutando quindi il paziente a svolgere l’attività, richiediamo sempre un coinvolgimento attivo.
Cosa si intende per occupazione?
Sono quelle attività funzionali complesse e soprattutto complete che mirino allo svolgimento di un compito ben definito che ha un valore per il paziente. Sono dunque attività significative per chi le svolge, e vanno dalle classiche ADL (Activity of Daily Living, o AVQ, Attività della Vita Quotidiana) alle attività ricreative e hobbistiche, a quelle lavorative. Rappresentano il fine ultimo della riabilitazione, cioè il raggiungimento dell’autonomia personale. Il loro valore riabilitativo è ormai riconosciuto nel mondo scientifico e rappresentano il mezzo principale del trattamento di terapia occupazionale.
A questo proposito mi azzarderei a dire che attraverso questa distinzione tra esercizio, attività funzionale e occupazione possiamo meglio inquadrare le due professioni riabilitative del fisioterapista e del terapista occupazionale. Se il fisioterapista si occupa delle prime due, il terapista occupazionale utilizza le ultime due. Trovano quindi sovrapposizione sulle attività funzionali, mezzo a mio parere fondamentale sia per l’una che per l’altra professione.
