Che il trattamento del tronco nell’emiplegia debba essere il pilastro centrale della riabilitazione post-ictus ce lo dice già Pat Davies negli anni ’90:
Ognuno di noi sa che una casa deve essere costruita su fondamenta solide; nello stesso modo il paziente migliora la sua abilità a muoversi soltanto se il tronco gli offre analoghe fondamenta. (P.M.Davies, Right in the middle)
Ma anche numerosi studi scientifici indicano la correlazione tra muscoli paretici del tronco e limitazione nelle attività quotidiane, indicando che il controllo posturale è un significativo fattore predittivo del recupero motorio e funzionale dopo l’ictus, essendo una componente chiave nell’acquisizione di un’indipendenza nelle normali ADL e iADL (Hsieh 2002, Verheyden et al. 2006).
Questo spesso viene riassunto, soprattutto in fase valutativa, in ‘controllo del tronco’ presente o assente nei nostri pazienti. In realtà ciò che il tronco nell’emiplegia deve re-imparare va un po’ oltre al mèro controllo: deve essere stabile nel movimento e allo stesso tempo non fissarsi in una rigidità eccessiva, quindi mantenersi flessibile. Questa flessibilità è essenziale nel movimento tanto quanto lo è la stabilità: non sarà possibile deambulare correttamente se non è presente lo svincolo tra cingolo pelvico e scapolare, così come non si riuscirà a muovere liberamente l’arto superiore se il busto non si stabilizza autonomamente.
Si possono svolgere moltissime attività funzionali al recupero dei movimenti selettivi del tronco nell’emiplegia, fin dalle primissime fasi riabilitative, cioè quando il paziente è ancora a letto.
Ma superate le prime fasi il paziente si inizierà a trovare in diverse situazioni, tutte antigravitarie, ognuna con le proprie complessità e funzioni correlate. È importante che il terapista, quando vuole riabilitare le piene funzioni del tronco nell’emiplegia, metta il paziente in tutte queste situazioni per ottenere la massima generalizzazione. In questo modo ci si potrà aspettare che il paziente mantenga questi apprendimenti anche nella stazione eretta e più avanti nella deambulazione.
Lavoro sul tronco nell’emiplegia da seduto con arti superiori appoggiati sul tavolo:
Probabilmente questa è la più facilitante tra le posizioni proposte per il tronco nell’emiplegia. E’ importante che già qui il paziente riesca ad ottenere un buon raddrizzamento del tronco e a mantenerlo nel tempo. Inizialmente lo potrà fare solo come attività esclusiva, ma pian piano gli possiamo chiedere di svincolare il capo (guardando a destra o sinistra) e di conservare l’allineamento anche mentre l’arto superiore sano è impegnato in diverse attività. Imparare la corretta postura da seduti è uno dei primi passi da effettuare, non solo per eseguire correttamente i trasferimenti, ma anche per arrivare in stazione eretta.
Lavoro sul tronco nell’emiplegia da seduto con i piedi poggiati a terra:
In questo caso inizialmente gli arti superiori possono essere poggiati sui bordi del letto, o sulle ginocchia. Qualsiasi movimento eseguito con gli arti inferiori (ad es. accavallare le gambe) richiederà una preventiva e continua attivazione della muscolatura del tronco per non cadere all’indietro. La stessa cosa avverrà per i movimenti degli arti superiori, che possono essere svolti con la mano sana o con le due mani insieme, ad esempio a dita incrociate.
I compiti che possono essere svolti da questa posizione sono molteplici, ma non dimentichiamoci di portare il paziente in diverse direzioni: ad esempio verso terra, che spesso può intimorire ma è un movimento che va allenato, infatti moltissime attività della vita quotidiana richiederanno di raccogliere oggetti da terra (ad es. prendere le scarpe poggiate sul pavimento).
Tra i movimenti più spesso dimenticati c’è l’esplorazione dello spazio posteriore: chiedere al paziente di girarsi per prendere qualcosa alle proprie spalle, sia verso il lato sano che quello colpito, lo aiuta a cambiare la sua base d’appoggio senza perdere l’equilibrio e allo stesso tempo esercita i muscoli rotatori del tronco.
Lavoro sul tronco da seduto con i piedi sollevati:
Tutto ciò che abbiamo fatto con i piedi appoggiati, se proposto con i piedi sollevati dal pavimento acquisisce una valenza differente, poichè riducendo di molto la stabilità ci permette di lavorare su quelle componenti del tronco che agiscono da stabilizzatori. Molto interessanti sono le proposte in laterale (ad es. vai a poggiare il gomito sul lettino) che coinvolgono arti superiori e inferiori insieme (poichè le gambe, quando i piedi sono sollevati, rispondono in direzione contraria al movimento eseguito) e rappresentano quindi un esempio di attività che coinvolge tutti i distretti.
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