La posizione seduta nel paziente emiplegico, dal momento dell’evento lesivo all’uscita dalla carrozzina ma anche successivamente, ha un’importanza che viene spesso sottovalutata. Soprattutto nel primissimo periodo, cioè i primi 3/6 mesi, l’efficacia delle terapie motorie viene spesso limitata da una cattiva postura nel tempo restante. Se sulle 12 ore di veglia il paziente passa 10 ore seduto nella posizione sbagliata, si può facilmente pensare che questo abbia un effetto negativo sui risultati riabilitativi.
Una postura corretta viene identificata con una posizione seduta attiva, cioè non eccessivamente rilassata, che vada a sfruttare ed allenare anche la muscolatura del tronco (che, ricordiamo, è stata anch’essa colpita dall’ictus) e a limitare i compensi e le successive conseguenze a lungo termine come retrazioni, accorciamenti ed aumento patologico del tono muscolare.
La posizione seduta più comune nel paziente emiplegico: quali errori caratteristici troviamo?

- Il sedere è scivolato in avanti sulla seduta, spesso con il lato colpito più indietro rispetto al lato sano
- La schiena è completamente poggiata sullo schienale, in particolare il lato colpito del tronco e della spalla che spesso è premuta contro il tubolare dello schienale della carrozzina
- Il capo è flesso in avanti per compensare la posizione del tronco e mantenere la linea dello sguardo parallela al pavimento
- L’arto inferiore è esteso, spesso il piede non è poggiato correttamente sulla pedana; la pianta del piede, anche quando è sul pavimento, non poggia completamente a terra
- L’arto superiore è dimenticato lungo il fianco, con il palmo della mano rivolto verso l’alto, oppure si trova in mezzo alle gambe o, ancora peggio, sotto il sedere
Se provaste a stare per un’ora in questa posizione senza spostarvi, provereste fastidio e formicolio nelle zone di appoggio e di pressione e svariati dolori muscolari. Immaginate di passarvi 10 ore.
La posizione seduta corretta ed attiva nel paziente emiplegico: quali norme seguire?

- Il sedere dev’essere mantenuto indietro, accostato con lo schienale, non dev’essere presente alcuna rotazione in modo che il peso sia adeguatamente distribuito sui due lati
- La schiena dev’essere staccata dallo schienale: per poter fare questo è utile un appoggio frontale (come un tavolo)
- Gli arti superiori devono essere entrambi poggiati su di un tavolino posto di fronte, in modo che il palmo della mano colpita sia a contatto anche leggero con il tavolo e posta all’interno del campo visivo della persona (soprattutto se è presente neglect in seguito alla lesione)
- L’arto inferiore è posizionato in modo tale che il piede sia a contatto completo con il pavimento (o con la pedana della carrozzina, ma quando possibile è preferibile il pavimento), e di conseguenza anca, ginocchio e caviglia saranno in flessione di circa 90°
- Il capo verrà mantenuto naturalmente in estensione senza necessità di accorgimenti
Questa posizione è quella da cui si dovrebbero svolgere tutte le attività quotidiane, dalla lettura di un giornale all’alimentazione. È tuttavia innegabile che sia una postura più faticosa da mantenere a lungo termine: come riposarsi? Basterà chinare il capo in avanti sul tavolino, poggiarlo sulle braccia o anche su di un cuscino, ed ecco un’ottima posizione di riposo che non vada a fare danni.
Quali sono i principali pregi della posizione seduta attiva e quali effetti avrà se mantenuta nel tempo?
- Riduzione delle retrazioni ed accorciamenti muscolari: una posizione corretta contrasta gli schemi patologici. In particolare agli arti inferiori, dove si presenta lo schema estensorio patologico, è frequente che tale posizione in estensione (che viene mantenuta anche durante il sonno nella posizione supina) causi vere e proprie modifiche strutturali nel tessuto muscolare e connettivo, oltre a diminuire la possibilità di reclutamento selettivo
- Riduzione dell’ipertono: spesso evocato dalla sensazione di discomfort, dai dolori posturali e dai vani tentativi di cambiare posizione
- Prevenzione delle piaghe da decubito: da una posizione seduta adeguata, tutti gli aggiustamenti posturali che compivamo automaticamente prima della neurolesione risultano facilitati, e conseguentemente gli spostamenti di peso indispensabili per il comfort e per la prevenzione delle piaghe da decubito
- Maggior tolleranza alla posizione seduta: spesso il paziente non sopporta di stare seduto per più di un paio d’ore, soprattutto nelle prime settimane, e migliorare la posizione è fondamentale per un aumento graduale del tempo di tolleranza
- Stimolazione all’uso dell’arto superiore colpito: è più facile dare attenzione alla mano se è all’interno del campo visivo, utilizzarla per fare qualcosa se sono presenti movimenti residui o almeno offrire stimoli tattili se ancora non ve ne sono
- Prevenzione dei dolori di spalla: a causa della perdita di tono muscolare in seguito all’ictus, spesso la spalla si trova in sublussazione (cioè l’omero non è mantenuto in sede dai muscoli della cuffia) e anche se questa è una condizione inizialmente non dolorosa, lo diventerà certamente in seguito se non adeguatamente posizionata (cioè se l’omero non viene sostenuto da una superficie di appoggio) ed influenzerà negativamente il recupero dell’arto superiore
- Raggiungimento della stazione eretta: è solo da un’adeguata posizione seduta che sarà possibile alzarsi!
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