La riabilitazione etica diventa argomento fondamentale nell’Italia di oggi, in cui la sanità pubblica attraversa una lunga fase di contenimento della spesa, la copertura del SSN si restringe sempre di più nei termini di quantità (allungamento delle liste d’attesa, necessità di dislocazione da parte dell’utente per la ricezione di cure adeguate) e qualità (limitazione delle spese per il personale che si trasforma in carico eccessivo di lavoro, maggior rischio di burn-out e diminuzione dell’accesso alla formazione continua).
Nonostante il continuo riferimento a un sistema sanitario “tra i migliori del mondo”, la realtà della sanità pubblica italiana è dunque ormai ben diversa e, oggi come non mai, necessita di un riallineamento degli obiettivi politici, economici e sociali di Governo, Parlamento e Regioni, che ponga la salvaguardia del SSN come obiettivo prioritario del Paese (rapporto GIMBE 2017).
Il definanziamento pubblico causa, quindi, uno spostamento verso la sanità privata con un aumento della spesa che grava direttamente sull’utente (spesa out-of-pocket) e rischia fortemente di sfociare in una rinuncia alle cure, in particolare per i ceti medio-bassi.

In questa realtà la professione svolta privatamente da parte del personale sanitario non è più identificabile con un servizio non necessario e di conseguenza elitario, ma diventa parte della risposta al fabbisogno primario di salute e benessere del cittadino. Anche e soprattutto nel mondo riabilitativo non sono pochi i professionisti che si rendono conto di questa situazione ai limiti dell’emergenza sociale in particolare per quelle patologie degenerative, croniche o con lunghi tempi di ripresa che spesso non trovano adeguata e pronta collocazione all’interno del SSN.
Lungi dal voler essere la soluzione ad un sistema sanitario pubblico carente, in ogni caso il professionista ad oggi deve rispondere ad una domanda: “Voglio essere un servizio di lusso?”
È nel caso in cui la risposta sia “no” che nasce la riabilitazione etica, che tenta di districarsi tra la necessità dell’utente di non vedersi costretto alla bancarotta e quella dell’operatore, pur sempre persona, di costruirsi una vita professionale economicamente sostenibile. Il mio parere è che questo è possibile, difficile ma possibile.
Nell’attesa che il SSN riesca a riappropriarsi completamente del suo ruolo, io ho scelto di praticare una riabilitazione etica che non sia privilegio dei pochi ma alla portata di molti.
.
.