Come la Mirror Therapy può aiutare i pazienti con ictus
Per introdurre la Mirror Therapy ho scelto di farvi conoscere un esperto: in questa conferenza ai Ted Talks del 2007 il neurologo Vilayanur Ramachandran ci parla di come lo studio dei danni cerebrali possa darci informazioni sull’anatomia funzionale del cervello, tutt’ora affascinante materia di studi. In particolare, ci interessa il suo secondo esempio, legato alla sensazione di arto fantasma dei pazienti che hanno subìto un’amputazione. Con arto fantasma si intende generalmente la sensazione molto vivida che l’arto amputato sia ancora presente e possa muoversi liberamente.
Tuttavia, in circa metà dei pazienti questo non succede: l’arto fantasma è paralizzato, fissato in uno spasmo serrato ed è atrocemente doloroso. “Se solo potessi muoverlo, forse il dolore verrebbe allievato.”
Ci introduce in questo modo ad un frequente disturbo secondario delle amputazioni: il dolore fantasma. Un dolore dall’origine misteriosa, la cui incomprensione ha portato nel passato ad assegnargli una causa psichiatrica, forse oggi è un po’ più chiaro. Il dott. Ramachandran ha notato come molti dei pazienti che soffrivano di dolori fantasma aveva subìto mesi o addirittura anni di dolore reale, avendo un arto lesionato a livello nervoso, e quindi paralizzato, frequentemente portato in strette fasciature. Nel tentativo disperato di liberarsi di questo dolore, il paziente decideva di amputare l’arto dolente e si ritrovava con un arto fantasma altrettanto doloroso, e assai più difficile da trattare.
È qui che la sua teoria si fa più interessante: nel lungo tempo in cui il paziente aveva avuto un arto paralizzato e dolente, si è creato un circolo vizioso in cui il cervello ordinava all’arto di muoversi e otteneva un feedback visivo negativo (cioè l’arto non si muoveva), per cui si è creata nel tempo un’associazione (collegamento associativo di Hebb) tra il comando cerebrale e la sensazione di arto paralizzato. Tutto ciò lui la chiama “paralisi appresa”.
Ma ancora più curiosa è la correlazione con l’ictus, o altra cerebrolesione. Il dott. Ramachandran infatti afferma:
Altre patologie neurologiche come l’ictus possono avere una componente appresa.
Non poi così strano, vero? Un certo intuito clinico ci fa già pensare che possa essere sulla strada giusta. Soprattutto quando la lesione è avvenuta diverso tempo prima, non è strano che si sia creato un circuito cerebrale che fa sì che sia più difficile uscire dallo stato di paralisi.
Ma come affrontare questo problema? Come nel caso del dolore fantasma dell’arto amputato, la mirror therapy sembra avere i suoi benefici. Attraverso uno specchio che riproduce i movimenti dell’arto sano, infatti, è possibile creare quel feedback visivo positivo altrimenti impossibile, dando respiro al tremendo conflitto sensoriale che deriva da una grave cerebro-lesione (così come da un’amputazione).
È infatti presente una letteratura che avvalla l’utilizzo della mirror therapy nell’ictus, sia per l’arto superiore che per quello inferiore, e particolarmente nei pazienti cronicizzati, suggerendo che questa favorisca una riorganizzazione corticale e un conseguente recupero motorio, (ad es. Motor Recovery and Cortical Reorganization After Mirror Therapy in Chronic Stroke Patients, di Marian E. Michielsen, MSc, Ruud W. Selles, PhD et al) ma anche che favorisca la fuoriscita dalle sindromi dolorose complesse dell’arto superiore (Mirror Therapy in Complex Regional Pain Syndrome Type 1 of the Upper Limb in Stroke Patients, di Angelo Cacchio, MD, Elisabetta De Blasis et al).
Dunque, nel trattamento dell’emiplegico adulto possiamo aggiungere la mirror therapy tra gli strumenti a cui decisamente vale la pena dare una possibilità.
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