Principi di riabilitazione dell’atassia

Principi di riabilitazione dell’atassia

È possibile trovare dei punti cardine comuni nella riabilitazione dell’atassia, nonostante le molteplici cause che possono portare a questo tipo di deficit. Alcuni principi fanno parte delle basi della riabilitazione neuromotoria, altri si differenziano in base ai sintomi caratteristici delle lesioni cerebellari.

Atassia è un termine ombrello che comprende numerosi disturbi neurologici che causano un deficit di coordinazione del movimento in assenza di deficit di forza muscolare. Può interessare qualsiasi distretto corporeo (arti superiori, inferiori, tronco: atassia del gesto, della marcia, posturale).

Non voglio soffermarmi particolarmente sui sintomi, sulle caratteristiche e sulle cause: servirebbe un libro intero! Vorrei invece analizzare alcuni dei principi di riabilitazione dell’atassia che possono fare da guida al terapista che si approccia al paziente cerebellare.

#1: Uso di strategie verbali esplicite

Uno dei punti chiave nella riabilitazione dell’atassia che si differenzia da quelli in altri tipi di lesione (es. ictus cerebrale) è l’utilizzo di una guida verbale che focalizzi l’attenzione sul determinato deficit di movimento permettendo in questo modo un compenso frontale/cognitivo piuttosto che un adattamento motorio. Quest’ultimo infatti è stato danneggiato in caso di lesione cerebellare. Questa strategia, denominata explicit strategyaiuta il paziente ad accorgersi dell’errore più di quanto non faccia una guida manuale che sarebbe la modalità elettiva di trattamento di molti metodi riabilitativi (tra cui, ovviamente, il concetto Bobath).

#2: Limitare l’utilizzo dei pesi

In molti casi viene scelto di utilizzare dei pesi posizionati sul deambulatore o direttamente sul paziente per limitarne le oscillazioni posturali o agli arti. In realtà è stato riscontrato che a lungo termine questa compensazione porta ad un peggioramento del cammino. Le linee guida per la riabilitazione dell’atassia prevedono un’attenta analisi caso per caso e l’utilizzo di pesi molto leggeri (max 40 gr) in caso di tremore importante degli arti superiori, durante specifiche attività quali la scrittura e l’alimentazione.

#3: Indumenti in lycra e torso-weighting

Alcuni studi hanno dimostrato un miglioramento nei movimenti funzionali quotidiani utilizzando indumenti aderenti in lycra ed un miglioramento nel balance durante il cammino utilizzando piccoli pesi (0.6% – 1.5% del peso del paziente) in punti strategici del tronco. È importante sottolineare che quest’ultimo metodo non ha la funzione di fare da contrappeso al paziente (il peso utilizzato non è sufficiente). Queste due strategie per la riabilitazione dell’atassia sono infatti legate alla necessità di migliorare ed incrementare la percezione attiva del corpo da parte dell’area danneggiata: il cervelletto. Migliorando la componente sensoriale, ne beneficia anche la produzione del movimento.

#4: Esplorare i limiti di stabilità

Nella riabilitazione dell’atassia sono da preferire tutti quei compiti che mettono alla prova la stabilità del paziente e ne aumentino i limiti di stabilità. Poichè il cervelletto è un organo principalmente anticipatorio, non si deve pensare solo alla capacità di reagire a perturbazioni esterne, ma anche a perturbazioni interne. Come succede ad esempio durante un movimento di reaching dell’arto superiore: il tronco deve mantenersi stabile per permettere il movimento senza perdere l’equilibrio. L’aumento della rigidità come strategia compensatoria è infatti uno dei segni caratteristici dei pazienti atassici.

#5: Trattamento intensivo

Così come consigliato nelle linee guida per la riabilitazione dell’atassia, si suggerisce un trattamento intensivo piuttosto che “di mantenimento”. In particolare per i training alla deambulazione, anche attraverso macchinari come il Treadmill (un tapis roulant con scarico del peso attraverso un’imbracatura), sembra che l’intensità e la durata del training influenzino positivamente l’efficacia dell’intervento riabilitativo.

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Dott.ssa Giulia Mayer